Mentre il governo francese avvia un dialogo tra sviluppatori di IA generativa e detentori di diritti culturali, un hackathon civico si prepara a Parigi. L’obiettivo comune è riflettere sull’IA e la creazione, ma con approcci divergenti: da un lato l’inquadramento istituzionale, dall’altro una riflessione critica.
Il dialogo ministeriale: un approccio “di fiducia”
Il 2 giugno 2025, i Ministeri della Cultura e dell’Intelligenza Artificiale hanno inaugurato un ciclo di consultazioni per definire un quadro sicuro per un’IA “di fiducia”. Sono stati coinvolti i principali attori del settore, tra cui il Syndicat national de l’édition (SNE) e il Conseil permanent des écrivains (CPE).
Tuttavia, voci critiche come quella di Stéphanie Le Cam, direttrice della Ligue des auteurs professionnels, contestano la scelta di interlocutori “tradizionali”, giudicandoli impreparati ad affrontare le sfide dell’IA. La Le Cam ha evidenziato come le stesse figure che non avevano previsto le implicazioni del text and data mining (TDM) nel 2019 siano ora in prima linea. Ha anche sottolineato l’ironia del fatto che alcuni partecipanti siano contemporaneamente in contenzioso con grandi sviluppatori di IA, come Meta.
A tal proposito, il 3 giugno 2025, SNE, SGDL e SNAC hanno citato in giudizio Meta per l’uso non autorizzato di opere protette nell’addestramento dei suoi modelli di IA, denunciando una violazione del diritto d’autore e un parassitismo economico. Questa azione si inserisce nel contesto dell’AI Act europeo, che rafforza la tutela dei diritti culturali.
L’obiettivo ministeriale è favorire la comprensione reciproca tra ecosistemi, identificare buone pratiche e conciliare il diritto d’autore con l’accesso a dati di qualità per lo sviluppo dell’IA. Il percorso prevede cinque riunioni fino a novembre, con un focus su valorizzazione dei dati, accordi di licenza e meccanismi di remunerazione, oltre al rafforzamento dell’opt-out.
Nonostante il processo, Le Cam si interroga sulla reale efficacia di queste consultazioni. Il processo, guidato da Marc Bourreau e Maxime Boutron, non affronterà però temi come il rapporto tra segreto commerciale e trasparenza (previsto dall’AI Act) o l’istituzione di un registro europeo unico di opt-out, questioni gestite a livello europeo.
Maïa Bensimon (CPE, SNAC, EWC) ha esortato a “uscire dal grado zero dell’impegno”, criticando l’AI Act per la sua genericità sul diritto d’autore. Le Cam ha poi evidenziato lo squilibrio economico tra i detentori di diritti e la scomparsa del termine “creatore” dai discorsi istituzionali. Ha inoltre ribadito l’inefficacia dell’opt-out attuale, chiedendo un ritorno all’opt-in per garantire agli autori il controllo sulle proprie opere. Gli attori del settore chiedono licenze adeguate, remunerazione giusta e garanzie sull’uso delle opere, sottolineando l’urgenza di agire per il riconoscimento economico e simbolico del lavoro creativo.
L’hackathon: una risposta critica dal basso
L’11 giugno, la Maison de la Bretagne ospiterà un hackathon civico, promosso da ricercatori, artisti, giuristi e sindacalisti. Questa iniziativa, che prosegue le riflessioni del Contre-sommet de l’IA di febbraio, si pone come una contro-proposta all’approccio statale. I partecipanti intendono formulare un bilancio critico dell’IA, esaminando impatto ambientale, bias sistemici, minacce alla democrazia e fragilizzazione del tessuto culturale – aspetti spesso trascurati dalle discussioni istituzionali.